Primo Levi, reduce da Auschwitz, pubblicò „Se questo è un uomo” nel 1947. Einaudi lo accolse nel 1958 nei „Saggi” e da allora viene continuamente ristampato ed è stato tradotto in tutto il mondo. Testimonianza sconvolgente sull'inferno dei Lager, libro della dignità e dell'abiezione dell'uomo di fronte allo sterminio di massa, „Se questo è un uomo” è un capolavoro letterario di una misura, di una compostezza già classiche. È un'analisi fondamentale della composizione e della storia del Lager, ovvero dell'umiliazione, dell'offesa, della degradazione dell'uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio.
Se questo è un uomo 3 csillagozás
Eredeti megjelenés éve: 1958

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Egy újabb dupla olvasás, eredetiben, olaszul, és fordításban magyarul is, így aztán duplán fájdalmas volt minden sor. Az eredeti szakmáját tekintve vegyész Primo Levi döbbenetes szociológiai érzékenységgel vetette papírra a náci koncentrációs táborban zsidóként átélt borzalmas élményeit. Az Auschwitz melletti táborban töltött hónapok felkavaró krónikája ez a könyv.
https://litfan.blog.hu/2022/04/29/primo_levi_se_questo_…
Népszerű idézetek




…az ember legfőbb dolga, hogy saját céljait alkalmas eszközökkel keresztülvigye, s aki hibázik, megfizet;…
…il primo ufficio dell'uomo è perseguire i propri scopi con mezzi idoni, e chi sbaglia paga…




Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
(első mondat)




Tutti scoprono, più o meno presto nella loro vita, che la felicità perfetta non è realizzabile, ma pochi si soffermano invece sulla considerazione opposta: che tale è anche una infelicità perfetta. I momenti che si oppongono alla realizzazione di entrambi i due stati-limite sono della stessa natura: conseguono dalla nostra condizione umana, che è nemica di ogni infinito. Vi si oppone la nostra sempre insufficiente conoscenza del futuro; e questo si chiama, in un caso, speranza, e nell'altro, incertezza del domani. Vi si oppone la sicurezza della morte, che impone un limite a ogni gioia, ma anche a ogni dolore. Vi si oppongono le inevitabili cure materiali, che, come inquinano ogni felicità duratura, così distolgono assiduamente la nostra attenzione dalla sventura che ci sovrasta, e ne rendono frammentaria, e perciò sostenibile, la consapevolezza.
Il viaggio
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