Cristo ​si è fermato a Eboli 2 csillagozás

Carlo Levi: Cristo si è fermato a Eboli Carlo Levi: Cristo si è fermato a Eboli Carlo Levi: Cristo si è fermato a Eboli

E' la cronaca, trasfigurata in senso lirico e meditativo, di un soggiorno coatto in Lucania, cui l'autore fu costretto negli anni 1935–1936, perché militante di Giustizia e Libertà e condannato per attività antifascista.

Eredeti megjelenés éve: 1945

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Einaudi, Torino, 1990
242 oldal · puhatáblás · ISBN: 880612207X
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Mondadori, Verona, 1973
222 oldal · puhatáblás

Enciklopédia 2

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Barlanglakás · Matera


Kiemelt értékelések

BarbieB P>!
Carlo Levi: Cristo si è fermato a Eboli

Mi értelme van más országok nyomorába bepillantani, messze lakó, régen élt emberek problémáit olvasni? Elég nekünk a magunk baja… Hosszan lehetne fejtegetni, hogy mi a gond ezzel a provinciális, szűklátókörű megközelítéssel. Általánosságban elmondható, hogy mások életét kívülről szemlélve más megvilágításba helyeződnek a saját problémáink is. Akit egy adott ország jobban érdekel a szokásos sztereotipizált képnél (mint jelen esetben Olaszország a pizzán és a spagettin túl), az sokat megtudhat az ilyen társadalomkritikai alkotásokból, sőt még párhuzamokat is felfedezhet a saját országának történelmével (lásd az Amerikába emigrált olaszok és magyarok sorsának kapcsolódási pontjai). Ha egészen őszinte akarok lenni, magyarul vagy angolul olvasva biztosan nem nyűgözött volna le Carlo Levi regénye, de a tudat, hogy ezt most eredetiben olvasom, sokat javított a könyv megítélésén.


Népszerű idézetek

Mária P>!

– Arrivai a Matera, – mi raccontò, – verso le undici del mattino. Avevo letto nella guida che è una città pittoresca, che merita di essere visitata, che c'è un museo di arte antica e delle curiose abitazioni trogloditiche. Ma quando uscii dalla stazione, un edificio moderno e piuttosto lussuoso, mi guardai attorno, cercai invano con gli occhi la città. La città non c'era. Ero su una specie di altopiano deserto, circondato da monticciuoli brulli, spelacchiati, di terra grigiastra seminata di pietrame. In questo deserto sorgevano, sparsi qui e là, otto o dieci grandi palazzi di marmo, come quelli che costruiscono a Roma, l'architettura di Piacentini, con portali, architravi sontuosi, solenni scritte latine e colonne lucenti al sole. Alcuni di essi non erano finiti e parevano abbandonati, paradossali e mostruosi in quella natura disperata. Uno squallido quartiere di casette da impiegati, costruite in fretta e già in preda al decadimento e alla sporcizia, collegava i palazzi e chiudeva, da quel lato, l'orizzonte. Sembrava l'ambizioso progetto di una città coloniale, improvvisato a caso, e interrotto sul principio per qualche pestilenza, o piuttusto lo scenario di cattivo gusto di un teatro all'aperto per una tragedia dannunziana. Questi enormi palazzi imperiali e novecenteschi erano la Questura, la Prefettura, le Poste, il Minicipio, la Caserma dei Carabinieri, il Fascio, la Sede delle Corporazini, l'Opera Balilla, e cosí via. Ma dov'era la cittá? Matera non si vedeva.

73. oldal (Einaudi, 1970)

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Mária P>!

Gagliano mi riprese e richiuse, come l'acqua verde di un pantano raccoglie la rana, indugiatasi sulla proda ad ascigarsi al sole.

165. oldal

Mária P>!

Io guardavo pasando, e vedevo l'interno delle grotte, che non prendono altra luce e aria se non dalla porta. Alcune non hanno neppure quella: si entra dall'alto, attraverso bottole e scalette. Dentro quei buchi neri, dalle pareti di terra, vedevo i letti, le misere suppellettili, i cianci stesi. Sul pavimento stavano sdraiati i cani, le pecore, le capre, i maiali. Ogni famiglia ha, in genere, una sola di quelle grotte per tutta abitazione e ci dormono tutti insieme, uomini, donne, bambini e bestie. Cosí vivono ventimila persone.

75-76. oldal

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